È vero, Civita di Bagnoregio ci porta fuori dai confini della Toscana ma solo per pochi chilometri, situata all’incrocio di tre Regioni (Toscana, Umbria e Lazio) quest’autentico gioiello è collegato al mondo da un unico e stretto ponte di 300 metri, appoggiato dolcemente su un cocuzzolo, col suo ciuffo di case medievali.
La cosiddetta “città che muore” è un piccolissimo centro dove il tempo sembra essersi fermato. Da raggiungere soltanto a piedi, al suo interno resistono a vivere poche famiglie, perché il borgo sta franando, evaporando, smarrendo: domani non sarà che un miraggio, come i sogni più belli, come tutto ciò che rivela la fragilità, l’impotenza umana.
Il destino quasi segnato del luogo, il paesaggio irreale dei calanchi argillosi che assediano il borgo, i loro colori tetri che contrastano con quelli dorati del tufo, fanno di Civita un luogo unico, solare e crepuscolare insieme, vivo o spettrale, a seconda dell’umore di chi la guarda dal precipizio del Belvedere, una tappa da non poter assolutamente saltare.
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